Il delirio del semiprofessionismo: a chi conviene questo passo indietro?

Gabriele Gravina, neoleletto presidente Figc (foto www.lega-pro.com).

Le trovate dell’ultima ora che proprio dell’ultima ora non sono! Ecco che il neo Presidente della Figc, Gabriele Gravina, riporta all’attenzione la vergognosa idea di semiprofessionismo per la Serie C o Lega Pro che dir si voglia.

Cosa vuol dire? Ma, soprattutto, a chi conviene? Il semiprofessionismo, che Gravina da molto tempo cavalca, non è altro che un modo per garantire minori controlli alla Serie C, che per come è strutturata oggi, è tenuta a valutazioni e pareri di organi preposti.

Certo la passata stagione ci ha insegnato che tanti club si sono iscritti nella terza serie nazionale senza la reale possibilità di farlo, con più debiti che crediti, e che quindi gli organi preposti per il controllo dei conti hanno più taciuto che denunciato.

Ma la soluzione è veramente quella di non far più controllare i club di serie C?

Non penso proprio! Penso che in uno dei momenti più bui del calcio italiano, con un Presidente nominato dopo mesi di commissariamento della Figc,  la sola cosa che di certo non serve è un drammatico passo indietro della Serie C. Meglio che il Presidente e l’intero mondo federale si occupi di gestire l’annosa questione degli sbagli commessi dagli uscenti dirigenti ad interim in merito alla Serie B, delle conseguenti pronunce a pioggia degli organi di giustizia sportiva, molte volte contraddittorie tra di loro,

I presidenti delle società di Serie C e D devono accettare la serietà che è necessario reintrodurre nel calcio italiano, smettendo di chiedere sempre e solo sgravi fiscali o controlli meno attenti. I club devono essere sani anche da un punto di vista economico! E questo deve diventare un dovere per tutti e non un peso per parecchi: iniziare a lavorare seriamente sui giovani fa spendere oggi ma non spendere più domani.

Un club intasato di debiti è un club che prima o poi salterà, creando enormi problemi nelle serie di appartenenza e anche ai propri tesserati. Con sgravi e controlli meno approfonditi ci sarà un solo risultato: invece di investire si spenderà per vincere i campionati, indebitandosi ancor di più, pagando uno o due stipendi e basta – come si è fatto spesso in passato – tanto poi qualcuno provvederà.

Mantenere la Serie C tra i professionisti è una garanzia di controlli che senza tale qualifica non verrebbero eseguiti, lasciando ovviamente via libera a chi intende “elaborare” i propri bilanci di farlo senza lo spauracchio di punti di penalizzazione o altre sanzioni.

Mantenere la serie C professionista vuol anche dire avere un maggior rigore in Serie D, dove per la gloria della promozione anche chi milita in tale serie è costretto ad una maggior attenzione.

Le carenze della Covisoc non devono essere una giustificazione per tali richieste: il rigore di controllo deve esserci per evitare i fattacci della passata stagione come Vicenza o Modena.

Si deve guardare avanti per migliorare le cose, non indietro per sfuggire alle responsabilità, solo così il calcio italiano potrà superare una delle sue stagioni più cupe e tornare alla grandezza che merita.

Avvocato Marilena Monari